Digitalizzazione: semplicità d’uso e sicurezza possono coesistere?

Digitalizzazione: semplicità d’uso e sicurezza possono coesistere?

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La crescente pervasività delle nuove tecnologie sta cambiando il modo in cui le imprese, le Istituzioni ed in particolare la Pubblica Amministrazione operano, comunicano e interagiscono con il pubblico di riferimento. La convergenza al digitale che stiamo vivendo sta modificando alla base l’organizzazione produttiva, economica e sociale dell’Italia.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione industriale che porta con sé cambiamenti ben più̀ significativi rispetto alle precedenti rivoluzioni tecnologiche, perché permea tutti gli ambiti della società nella vita quotidiana di cittadini e imprese.

L’innovazione è una marea incontenibile che va governata con tempismo, lungimiranza e chiarezza ma deve essere anche utile occasione per migliorare la produttività, l’efficacia e l’efficienza operativa dei sistemi esistenti e favorire nuovi modi di lavorare. non ultimo ha un connaturato impatto positivo sull’ambiente, che spesso viene tralasciato.

 

A CHE PUNTO È LA DIGITALIZZAZIONE DEL SISTEMA ITALIA?

  • Il mercato digitale è in costante crescita in Italia. Negli ultimi anni registra un +5,3% e si prevede ancora un +3% nel 2023. Ciò nonostante, l’Italia è al 18º posto fra i 27 Stati membri della UE in termini di digitalizzazione (era il 25° nel 2020) secondo il Digital Economy and Society Index (indice DESI) pubblicato nel 2022 dalla Commissione Europea.
  • Solo il 57% dei comuni italiani ha un canale di comunicazione digitale con i cittadini.
  • La quota di utenti di Internet che si è relazionata via web con la PA, pur essendo in crescita, riguarda solo decine di persone rispetto alla media europea del 64%.

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DIVARIO DIGITALE

È evidente che ci troviamo di fronte ad un divario digitale che deve essere rapidamente colmato per evitare la disparità nell’accesso e nell’uso dei nuovi strumenti digitali tra diverse fasce della popolazione e del sistema produttivo italiano, soprattutto in tema di piccole e medie imprese che sono la spina dorsale della nostra economia.

Quando parliamo di superare la disparità di accesso non intendiamo solo riferirci ai ritardi sulle infrastrutture (non piena diffusione della banda larga fissa e copertura 5G), discorso oramai tristemente noto, ma troppo spesso alibi per non agire in altre direzioni.

Piuttosto è necessario concentrarsi sulla necessità di garantire un’equa partecipazione alla digitalizzazione, sia degli utenti destinatari sia degli addetti ai lavori. Solo se tutti gli stakeholder parteciperanno, tutti potranno beneficiarne.

 

Per farlo è necessario affrontare alcuni aspetti fondamentali e intimamente correlati tra loro:

  1. facilità di accesso
  2. facilità d’uso
  3. competenza diffusa
  4. elevata sicurezza

 

Se è vero che l’innovazione è scelta dal consumatore, nessuno degli addetti ai lavori può esimersi dal pensare, progettare e realizzare:

  1. modalità di accesso e autenticazione semplici e sicure (e su questo siamo abbastanza a buon punto grazie alla elevata diffusione di SPID e CIE e al percorso avviato della standardizzazione di una identità digitale nazionale in linea con quella europea).
  1. Esperienze d’utilizzo disegnate sull’utente con interfacce dal design user-friendly, che permettano una fruizione semplice per chi non possiede competenze tecniche avanzate e una fluida accessibilità a tutti gli utenti, inclusi coloro con diverse abilità o con esigenze particolari (ancora oggi sono troppo spesso disattesi gli standard internazionali di accessibilità).
  1. Formazione per la diffusione di competenze idonee, l’alfabetizzazione digitale per la platea dei cittadini, ma anche dei lavoratori per un utilizzo sicuro e consapevole.

Più la digitalizzazione avanza e più la tutela della propria identità, dei propri dati (personali e ancora di più sensibili), e non ultimo delle informazioni di business delle imprese, deve essere argomento critico e ineludibile.

  1. Sicurezza: offrire semplicità garantendo al contempo elevata sicurezza è difficilissimo e si porta dietro una elevata complessità progettuale e infrastrutturale. È una MISSIONE per la quale servono competenze specifiche e sempre grande lungimiranza e accountability (o meglio consapevolezza).

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COSA SERVE:  1. INVESTIMENTI

Per una diffusa ed equa digitalizzazione nel territorio italiano servono investimenti ingenti.

Lo strumento esiste già, la Missione 1 del PNRR prevede 21,6 mld da spendere entro il 2026, cioè entro domani, sui 40,29 mld totali previsti.

Ad oggi sono stati spesi 196 mln nel 2022 e 7,5 Mld nel 2023. Poco più di 1/3.

Speriamo non vi sia dubbio da parte di nessuno che quegli investimenti sono vitali e non una opzione, ma occorre pianificazione e controllo.

 

COSA SERVE: 2. LIBERARE ENERGIE 

Un ruolo chiave potrebbero sostenerlo le tante Piccole e Medie Imprese digitali italiane che hanno competenze spinte e velocità esecutiva straordinarie e possono giocare un ruolo decisivo per sostenere la digitalizzazione del paese e soprattutto nella PA.

Eppure, sono proprio queste realtà che spesso sono tagliate fuori dalle gare indette dagli enti pubblici e anche dei grandi gruppi privati, per bandi e disciplinari formulati ancora secondo i canoni della OLD ECONOMY che vanno a penalizzare le medio piccole imprese e le loro possibilità di accesso agli appalti.

Sono limiti che riguardano barriere dimensionali, organizzative, di fatturato complessivo, di premi di polizza ormai remoti e per nulla coerenti con l’agilità che impone la rivoluzione digitale.

C’è da cambiare il paradigma per far sì che le competenze digitali non restino appannaggio di privati e ancora più spesso delle major company che spesso ne stravolgono le caratteristiche di intuizione e di veloce esecuzione operativa. Il digitale chiede questo.  Servirebbe una semplificazione normativa ad hoc in materia di public procurement per superare tali vincoli.

 

CONCLUSIONI

Se Semplicità e Sicurezza sono le parole d’ordine, Competenza e Agilità sono le chiavi di volta che le sostengono e con ogni sforzo dobbiamo avviare tutte le risorse che possono garantirle.

 

Articolo tratto dall’intervento del nostro CEO Fulvio Bruno tenutosi presso la Biblioteca della Camera dei Deputati il 29 maggio 2023 in occasione del convegno Digital Day, organizzato dalla testata Arena Digitale in collaborazione con la Fondazione Italian Digital Hub, per verificare lo stato dell’arte della Trasformazione Digitale nel nostro Paese.

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